http://1.bp.blogspot.com/-2iIvym_k31Q/VJ9d7yYkX1I/AAAAAAAAAHc/W1XUpJXak5U/s1600/logo.png 

 

 

Narcisisti perversi - Manipolatori - Vampiri psico-affettivi

Lo sviluppo del narcisismo

Tutti possediamo sano narcisismo, che è adattativo, flessibile, realistico, e aiuta il nostro funzionamento psichico.


Quali sono le cause e come si sviluppa il narcisismo?
Le cause, secondo la psicanalisi risalgono all'infanzia, età nella quale i bambini iniziano a formare una loro identità; l'identità e sicurezza mancate sarebbero da ricollegare alle prime relazioni familiari, che hanno portato ad uno stato di insoddisfazione di se stesso.
Genitori che non hanno dato appoggio e affetto sufficienti, quindi, e che hanno commesso numerosi errori educativi.
ll modello interno del narcisista si costruisce fondamentalmente intorno alla figura genitoriale che si rifiuta o è insensibile alle richieste di conforto in età infantile.
Il genitore non è in grado di fornire empatia ma accudisce il bambino solo nei bisogni pratici.
Questo bambino interiorizza il disagio del genitore di fronte all’intimità e al contatto emotivo e percepisce la distanza come l’unica modalità che sente efficace per relazionarsi all’altro.
Il desiderio di ammirazione tipico nel bambino, nasce dalla necessità di essere riconosciuto come un “unico e separato dagli altri”, per farlo sentire importante e quindi per costruire una identità e una autostima che non dipendono dall’approvazione degli altri ‘ ma che nasce dentro di sé.
Le reazioni a questa situazione possono essere diverse.
Si può portare a una personalità dipendente, focalizzata sulla soddisfazione delle esigenze degli altri per ottenere la loro approvazione, o può portare ad una personalità narcisistica, che gonfia il proprio ego per compensare la propria mancanza di autostima e di sicurezza. infatti il narcisista cerca l’approvazione e l’ammirazione che non ha mai avuto sovracompensando con la costruzione di un meraviglioso e perfetto se stesso che tutti dovrebbero adorare.
Nelle dinamiche è da sottolineare l’invidia preedipica, cioè una specifica forma di rabbia e di risentimento contro un oggetto di cui si ha bisogno ma che viene vissuto come frustrante o rifiutante. La cosa desiderata diventa così anche forma di sofferenza.
Per reagire a questa sofferenza si sviluppa un desiderio cosciente o inconscio di distruggere, di sciupare e di prendersi con la forza ciò che viene rifiutato.
La tragedia sta nel fatto che l’appropriarsi in modo rabbioso e avido di ciò che viene negato non porta alla soddisfazione, perchè l’odio per ciò che si desidera sciupa ciò che viene incorporato, e il soggetto finisce sempre per sentirsi vuoto e frustrato.
Secondo alcuni esperti il narcisista ha sacrificato, fin da piccolo, la propria identità.
Anzi, per farsi accettare dagli adulti, ha enfatizzato un’immagine che gli è aliena (ad esempio quella della "donnina generosa ediligente" o del "bambino autonomo che primeggia", l’ 'ometto' per intenderci), allontanandosi dal Sé autentico.
Ha negato cioè, già dai primi anni di vita, i suoi sentimenti, reprimendo specialmente quelli, come la paura, la rabbia, la gelosia, la tristezza, che danneggiavano quell’immagine che i grandi volevano da lui.
Nel corso della vita il narcisista poi ha assunto comportamenti, ormai radicati nella sua personalità, che si ripetono in modo potremo dire "automatico", a sostegno di tale immagine.


 
 

Da tutto ciò si evince che i narcisisti sono totalmente anaffettivi per il semplice motivo che non hanno mai avuto reali affetti e quindi sono privi di sentimenti reali e profondi.
Lo stile di attaccamento che un bambino svilupperà dalla nascita in poi dipende in grande misura dal modo in cui la figura di attaccamento lo tratta.
Lo stile insicuro evitante è il risultato di una figura che respinge costantemente il figlio ogni volta che le si avvicina per la ricerca di conforto o protezione; i bambini con attaccamento insicuro-evitante hanno sperimentato piu’ volte la difficolta’ ad accedere alla figura di attaccamento e hanno imparato progressivamente a farne a meno, concentrandosi sul mondo inanimato piuttosto che sulle persone. Questo stile è caratterizzato dalla convinzione dell’individuo che, alla richiesta d’aiuto, non solo non incontrerà la disponibilità della Figura di Attaccamento, ma addirittura verrà rifiutato da questa.
Così facendo, il bambino costruisce le proprie esperienze facendo esclusivo affidamento su se stesso, senza l’amore ed il sostegno degli altri, ricercando l’autosufficienza anche sul piano emotivo, con la possibilità di arrivare a costruire un falso Sé.
Le persone con questo tipo di attaccamento si comportano come se gli altri non esistessero.
Bowlby sosteneva che l’attaccamento è parte integrante del comportamento umano dalla culla alla tomba.
Una Madre Narcisista, manifesta affettività ai figli solo se soddisfano alle sue necessità, diversamente li emargina emotivamente, non rivolge loro la parola o si infuria.
Per farsi assecondare dice spesso al figlio che che se non ubbidisce non gli vuole più bene, per cui alterna a manifestazioni di amore soffocante, momenti di freddezza e rifiuto, per evitare ciò i figli sono costretti ad assegnare alla madre un’importanza privilegiata nel loro mondo emotivo e si convingono di aver sempre bisogno, per qualsiasi loro scelta, della sua approvazione.
Questa falsa idealizzazione li illude di essere amati e protetti dalla loro madre e li convince della sua fragilità, che in diverse occasioni accentua mediante il pianto.
Da queste convinzioni nasce la necessità della loro drogata lealtà, che fa ritenere al figlio che deve restare vicino alla madre per prendersi cura di lei.
All’inizio della vita l’essere nutriti equivale all’essere amati, il bisogno biologico legato all’alimentazione è presente insieme a un altro bisogno, anch’esso fondamentale, quello di essere amati, nutriti d’amore, di essere desiderati, voluti, accettati per quello che si è.
Lo studio di fenomeni legati a storie infantili di gravi abusi e trascuratezza, hanno evidenziato una forte correlazione con lo sviluppo di un ampio spettro di disturbi di personalità.

Lo sfondo del narcisismo maschile evidenzia alcuni aspetti rilevanti all’interno della triangolazione madre-padre-bambino, quali:
– una relazione invischiata madre-figlio
– uno split (spaccatura) tra madre-padre (quest’ultimo assente o autoritario) che comporta una scissione dei compiti genitoriali all’interno della famiglia
– una visione negativa della figura paterna, presentata dalla madre.
La madre non favorisce, a livello empatico, il riconoscimento dei vissuti del figlio, il confronto con la figura del padre (mostrato come un rivale) e di entrare in contatto con se stesso.
Il bambino così crescendo impara a muoversi a seconda dello sguardo più o meno luminoso della madre, sentendosi sempre al centro dell’universo.
Il messaggio che quest’ultima gli trasmette è “Tu sei il migliore, l’unico”.
Da adulto, invece, confrontandosi col mondo sperimenterà esperienze di rifiuto e di non accettazione incondizionata, di conseguenza, imparerà a non fidarsi dell’altro e a non chiedere aiuto, andando incontro a sofferenza psichica (come depressione).
Cercherà, inoltre, di stupire l’altro con atteggiamenti di grandiosità al fine di ritrovare “quella luminosità materna”.
Sia nel caso in cui la madre considera il figlio come riflesso di sè e lo carica di aspettative, per cui non lo ama a prescindere da ciò che fa, per quello che è, ma solo se fa e si comporta come lei si aspetta, quindi il bambino si convince che, se non è all'altezza delle aspettative della madre, perderà il suo amore.
Sia nel caso in cui è assente, anaffettiva, non si prende cura di lui, il bambino si sente non amato e svilupperà insicurezza e convinzione di non essere amabile e non meritare amore.
Da bambini, i narcisisti subiscono quella che la psicoanalisi definisce una grave ferita narcisistica, un colpo alla stima di sé che lascia il segno e modella la loro personalità.
Questa ferita implica un'umiliazione, in particolare implica l'esperienza di essere impotenti mentre un'altra persona prova piacere nell'esercitare su di noi il proprio potere.
Non credo che basti una singola esperienza a formare un carattere, ma quando il bambino è costantemente esposto a umiliazioni in una forma o in un'altra, la paura dell'umiliazione finisce per essere strutturata nel corpo e nella mente.
E' facile che questa persona dica di se stessa: "Quando crescerò diventerò potente e non potrete più farmi questo, né tu né nessun altro."
Purtroppo, come vedremo, molti bambini nella nostra società subiscono queste ferite narcisistiche perchè spesso i genitori usano il potere con i figli e li controllano per i loro scopi personali. Alexander Lowen "Il narcisismo - L'identità rinnegata"

Una figura paterna narcisista è insensibile, abusiva, violenta, irresponsabile, arida, maldestra, assente, persecutoria. Una o più di queste ed altre cose.
Una figura materna che vive in un'atmosfera di questo tipo, in una relazione con una figura maschile/paterna di questo tipo non è felice, perché manca il contatto, e manca l'intimità.
I figli di una figura paterna narcisista non hanno un referente sociale autorevole e vivranno male l'entrata in società (scuola, lavoro, autorità, ecc.).
Non avranno un esempio funzionale di un'autorità credibile e affidabile.
Non avranno un senso di appartenenza.
Non si sentiranno coinvolti e apprezzati per quello che sono, ma solo per motivi superficiali: bellezza, prestigio, virtuosismo, ecc.
I figli maschi di una famiglia disfunzionale di questo tipo, insicuri, irresponsabili, negati, misconosciuti, venduti al primo offerente, legheranno forse con una figura femminile narcisista, che un domani sarà madre.


 
 


Vari studi (BMFSFJ 2004; Killias 2004; Wetzels 1995) confermano che l’esperienza personale a contatto con la violenza nell’infanzia – sia la violenza osservata tra i genitori, sia i maltrattamenti subiti personalmente – aumenta il rischio di sperimentare la violenza nell’ambito di un rapporto di coppia in età adulta.
La violenza che gli uomini e le donne hanno subito e visto nella famiglia d’origine ha un’influenza importante sul compor-tamento violento adottato successivamente, ma anche sulla capacità di sopportare violenze nella coppia.
I maschi tendono piuttosto a far proprio un comportamento violento, mentre le femmine fanno spesso fatica a ribellarsi contro la mancanza di rispetto per i propri limiti fisici e sessuali.
Secondo uno studio tedesco (BMFSFJ 2004), le donne che nella loro infanzia e adolescenza hanno assistito a scontri fisici fra i genitori, sono diventate a loro volta vittime della violenza di un (ex) partner più del doppio delle volte rispetto alle donne risparmiate da simili esperienze.
In genere però, le esperienze di violenza vissute in prima persona sono soltanto uno dei tanti fattori di rischio.

Ci sono tre tipologie comuni di risposta dei figli ai problemi interpersonali causati loro dai propri genitori: identificazione, sottomissionee ribellione (vedi Gootnick, 1997, per una discussione più ampia di questi fenomeni).

L’identificazione
è l’imitazione di uno o entrambi i genitori, che può essere richiesta dai genitori stessi al fine di mantenere un senso di unione con il proprio figlio. Secondo i genitori narcisisti, il bambino deve esibire le stesse qualità, valori, sentimenti e comportamento che il genitore utilizza per difendere la propria autostima. Per esempio, un “genitore bullo” può non solo comportarsi come tale nei confronti del figlio, ma pretendere che il bambino diventi un bullo a sua volta. Un genitore la cui autostima dipende dai suoi risultati accademici può esigere che il figlio sia a sua volta concentrato solo su di essi, e valutarlo (o svalutarlo) in relazione ai suoi successi in quest’ambito. L’identificazione è una reazione al fatto che il genitore vede il figlio come colui che lo o la rappresenta, ed è il prezzo da pagare per mantenere un legame con il genitore in questione. Ciò porta il bambino a diventare narcisista a sua volta.
La sottomissione
si riferisce all’adattamento co-narcisista descritto in precedenza, in cui il bambino si trasforma nel pubblico compiacente ricercato dal genitore. Il bambino si sottomette ai bisogni del genitore diventando la controparte che egli cerca. Tutte e tre le forme di adattamento (identificazione, sottomissione, ribellione) possono essere viste come una sottomissione in senso più ampio, dal momento che, in ogni caso, il bambino si sottomette in qualche modo ai bisogni del genitore ed è influenzatoda quest’ultimo. Ciò che delinea una sottomissione in questo senso è il fatto che il bambino diviene la controparte di cui il genitore di volta in volta ha bisogno, per aiutarlo a gestire le minacce alla propria autostima.
Per ribellione
 si intende una lotta per non accettare i dettami del genitore, comportandosi in modo oppositivo nei suoi confronti. Un esempio di tale comportamento è quello di un bambino intelligente che va male a scuola in risposta al bisogno del genitore che il figlio sia uno scolaro modello. La questione critica qui è che il bambino sta inconsciamente tentando di non sottomettersi all’immagine di lui voluta dal padre, nonostante la sua innata tendenza ad adeguarsi ai bisogni di quest’ultimo. Egli agisce comunque in modo autodifensivo, per provare a mantenere un senso di indipendenza. (Se la pressione a sottomettersi non fosse stata internalizzata, il bambino si sentirebbe libero di andar bene a scuola nonostante la tendenza del genitore a pilotare il suo rendimento scolastico).

Share on Google Plus

About Pamela Soluri

    Blogger Comment
    Facebook Comment

0 commenti:

Posta un commento